Kintsugi: far tesoro delle esperienze
Mi piace pensare alla psicoterapia come il Kintsugi, una delle più antiche forme d’arte giapponesi, diventata simbolo di resilienza e di un approccio alla vita che mira a far tesoro delle ferite e delle rotture invece di nasconderle.
Secondo la leggenda, la nascita del Kintsugi risalirebbe intorno al XV secolo, quando alcuni artigiani giapponesi, nel tentativo di riparare l’amata tazza da tè di Ashikaga Yoshimasa, allora comandante dell’esercito giapponese, si resero conto che sarebbe stato impossibile eseguire la riparazione nascondendo le crepe della ceramica. Decisero quindi di usare il metodo controintuitivo di riparare le ceramiche con polvere d’oro per dare risalto e brillantezza a quei segni, invece di tentare di nasconderli, rendendo così la tazza ancora più pregiata e, certamente, unica nel suo genere.
Vedere con coraggio le proprie ferite, il proprio dolore, lasciarsi attraversare da questa esperienza, senza mettere in atto tentativi di annullarla, di coprirla, rimuoverla, può aiutarci a scoprire risorse interne che nemmeno immaginiamo di avere, può trasformarci profondamente rendendoci più forti di prima.
Quando pensiamo di aver trovato una qualche soluzione pratica che ci fa dimenticare il dolore o “non pensarci” si tratta quasi sempre di una mera illusione: abbiamo solo nascosto le crepe senza valorizzarle, senza consentirci di vederle e imparare da esse.
La Psicoterapia ha lo scopo di accompagnarvi e aiutarvi a trovare il “restauratore” che siete voi stessi, è lì da qualche parte dentro di voi e una volta che lo avrete incontrato le ferite che potrà infliggervi la vita potranno certo ancora farvi soffrire, ma non avranno il potere di lasciarvi andare in mille pezzi…
La psicoterapia serve a trovare se stessi scoprendo il proprio potenziale di autoguarigione.
(Paulo Coelho)
Disordini psicosomatici, disturbi alimentari, nuove e vecchie dipendenze… Sono solo alcuni esempi dei modi in cui la mente umana può nascondere la propria sofferenza a sé stessa nel tentativo di anestetizzarsi dal dolore psichico e di spostare il problema su un qualcosa di concreto, tangibile e per questo sentito come più facilmente governabile. Il sintomo è il tentativo “disfunzionale” che la mente adotta per nascondere le crepe, le ferite e camuffarle, con il risultato di limitare sempre di più la nostra vita e l’espressione di noi stessi rendendoci sempre più fragili.
LA PSICOTERAPIA PUO’ RIPARARE I GENI DANNEGGIATI DAI TRAUMI
La rivista “Psychotherapy and Psychosomatics” ad Agosto 2014 ha pubblicato una ricerca dell’Università di Konstanz in Germania, nella quale i ricercatori per la prima volta dimostrano che lo stress derivante da traumi può determinare danni a livello genetico che possono essere curati dalla psicoterapia.
I neuroscienziati tedeschi mostrano per la prima volta in vivo un’associazione tra stress traumatico e danni a carico del DNA, ma anche come tali danni possono essere riparati a livello molecolare grazie al processo di cambiamento realizzato attraverso un percorso di psicoterapia.