FAQ
Le 7 domande più frequenti

1. Perché e quando iniziare un percorso terapeutico ?

Per capire quando chiedere aiuto a uno psicologo basterebbe liberarsi dai pregiudizi e dai sensi di colpa e riconoscere di avere una sofferenza psichica.  Se abbiamo un dolore nel corpo, proprio perché ne riconosciamo la complessità, non esitiamo a chiedere aiuto a un medico o addirittura a uno specialista.  Perché non fare lo stesso per il dolore psichico, spesso invalidante anche per il corpo? Nella nostra cultura purtroppo c’è ancora il sottile pregiudizio che chiedere aiuto sia non solo un segno di debolezza e di fragilità personale, ma che addirittura sia una colpa, perché siamo stati noi a metterci in quella relazione sbagliata, o perché qualcuno ci dice “volere è potere”, oppure perché non abbiamo ascoltato i “consigli” di questo o quello.. Ignoriamo del tutto che la nostra mente apprende fin dalla nascita dei meccanismi di funzionamento per cui agisce in maniera automatica, cioè fuori dal nostro controllo, e non avremo nessuna possibilità di modificarli se non impariamo ad individuarli.

2. Quindi si va dallo psicologo per curare una malattia “della mente”

Se ci liberassimo dei pregiudizi culturali e dei sensi di colpa, riusciremmo a vedere le potenzialità di un percorso psicologico non solo legato al malessere ma come un’esperienza che può aiutarci a migliorare in modo esponenziale la nostra vita, le nostre relazioni, il nostro modo di affrontare le difficoltà. Può aiutarci a superare le inibizioni e i blocchi che non ci permettono di esprimere al massimo in nostro potenziale; può aiutarci a ri – costruire un’immagine più positiva di noi stessi, ad avere più stima di noi stessi; può aiutarci a modificare i comportamenti di cui spesso ci pentiamo, ma che non riusciamo a gestire.  

Il percorso terapeutico è un viaggio interiore alla scoperta delle proprie emozioni, dei propri pensieri più profondi, anche di quelli negativi, delle proprie sensazioni corporee, del proprio passato, dei propri ricordi anche di quelli peggiori, perché il nostro mondo interno ha sempre qualcosa di IMPORTANTE da dirci. Ascoltarlo ci aiuterà a vivere meglio il PRESENTE e a guardare al futuro con uno sguardo più consapevole.  

3. Perché non provare a risolvere i problemi "più velocemente" con i farmaci ?

Il farmaco agisce sui sintomi del disagio (ansia, depressione, umore instabile, attacchi di panico, ecc..), ma non sulla sua origine, che è sempre più profonda. E’ come avere la febbre, che, se troppo alta, deve essere abbassata con un antipiretico, ma tutti sappiamo che per avere una guarigione duratura, bisogna comprenderne la causa, fare una diagnosi, sapere cosa ha causato la reazione della “febbre” nel ns corpo.   Usare uno psicofarmaco durante un percorso psicoterapeutico in molti casi è un utile supporto al lavoro terapeutico più profondo, ma non può sostituirlo.

4. Si può guarire solo con le parole?

In Psicologia le parole dette (e quelle non dette) sono frutto di un lavoro di sintesi, di studio, di approfondimento, di ascolto profondo, di competenza tecnica e specialistica di un professionista costantemente in formazione: per questo possono essere le parole giuste che attivano il processo guarigione del soggetto. 

5. Esistono tecniche per “curare” i sintomi di malessere psicologico?

Sono diverse le tecniche psicologiche e le strategie cognitive finalizzate al contenimento del sintomo  che possono essere apprese e utilizzate insieme al terapeuta, che favoriscono la progressione del percorso terapeutico per avvicinarsi man mano anche alle aree più dolorose della propria storia e a quelle del Sé più nascoste.  

Ogni psicoterapeuta, nel caso in cui il malessere espresso dal soggetto non possa essere gestito con tecniche psicologiche di contenimento e di controllo del sintomo, può suggerire una consulenza psichiatrica per una terapia farmacologica con la stessa funzione, ma che in questo caso non si sostituisce al percorso più profondo. 

6. Qual è la differenza tra psicologo e psichiatra ?

Entrambi sono figure che si occupano di cura, ma utilizzano strumenti diversi, avendo fatto due percorsi di studi diversi ( Laurea in Psicologia il primo, in Medicina il secondo) e molto spesso lavorano in collaborazione e sinergia.

7. Quanto dura una psicoterapia ?

La durata della psicoterapia dipende dal problema che deve essere affrontato e dalla richiesta che viene fatta.  Nei primi tre/quattro incontri il terapeuta farà una valutazione utilizzando, oltre all’osservazione e al colloquio fclinico, strumenti diagnostici diversi a seconda della problematica da affrontare (per es. è diversa la valutazione per un disturbo d’ansia o per difficoltà scolastiche), dell’età del soggetto e del tipo di richiesta (terapia individuale, di coppia o familiare).

In seguito alla valutazione effettuata si stabiliscono degli obiettivi terapeutici condivisi dall’utente e un piano terapeutico che fornirà un’idea più precisa del percorso da intraprendere e della sua durata.