Oramai sono tanti gli studi che confermano la trasmissione tra generazioni di modelli di comportamento, di vissuti emotivi, addirittura di vissuti traumatici e tutto ciò passa attraverso stili di comunicazione che, a loro volta, esprimono stili educativi.
Perché è importante conoscere il proprio stile di comunicazione?
Messaggi importanti come TI VOGLIO BENE, SEI IMPORTANTE PER ME, TU VALI, DAGLI ERRORI È POSSIBILE IMPARARE, TU VAI BENE COSI COME SEI e tutto il positivo che pensate sia essenziale per la “costruzione” di pensieri belli e positivi su di sé, passano non solo nei contenuti verbali del messaggio, ma nel tono di voce che si usa per un rimprovero, nella scelta delle parole per comunicare una decisione presa, nella capacità di ascolto che si legge nello sguardo e nella postura e in mille altre cose che hanno a che fare con ciò che è fuori dal controllo della coscienza..
Ma come si costruisce questo VOCABOLARIO SENZA PAROLE che vale più di mille parole ?
Si costruisce a partire dall’idea che si ha dell’altro, del proprio figlio in questo caso: se mi aspetto sempre distrazione, disinteresse, pigrizia, per lui non ci sarà altra possibilità di presentarsi diversamente. Vedrà nello sguardo del genitore, proprio come in uno specchio, la sua immagine riflessa che sarà intrisa di negatività, sfiducia, pessimismo, resa e non potrà fare altro che continuare a confermare a sé e agli altri che lui /lei è proprio così, pigro, disinteressato, distratto, ecc..
e mi fermo alla superficie dei comportamenti perché non credo che ci possa essere una motivazione diversa da quella che penso io.
Quale è L’IDEA DI BAMBINO e quindi di ADOLESCENTE che hai ?
Di un piccolo tiranno che vuole imporre il suo dominio o di un cucciolo che ha bisogno di amore, di attenzioni e cura per crescere ?
Molto spesso lo stile educativo e comunicativo che si ha non riflette realmente ciò che come genitori si ritiene giusto credere. Incontriamo genitori che condividono la visione secondo cui il bambino per crescere ha bisogno di amore, accudimento e dedizione, ma utilizzano uno stile educativo che umilia, svaluta, impone, non ascolta, perché non consapevoli dei profondi condizionamenti del modello educativo dei propri genitori con cui ci si è confrontati per tutta l’infanzia e l’adolescenza.
TU SEI PICCOLO NON CAPISCI è l’espressione che sintetizza una visione svalutante dei bambini, da cui è scaturito il modello pedagogico che mette al centro l’adulto e non il bambino. Per l’importanza di questo argomento rimando a un’altra riflessione sul concetto di educazione violenta proposto in un bellissimo libro da Alice Miller (2005)
Quali sono gli stili comunicativi che abbiamo approfondito?
Aggressione e accuse. (AG)
E’ uno stile per cui si chiede all’altro di modellarsi e di modificarsi.
L’aggressivo cerca nell’altro i difetti e diviene spesso molto critico. Agisce con superiorità ed è spesso detto un autoritario – prepotente. In casi estremi può divenire pesante e tirannico. Dice spesso che il mondo è pieno di scemi che non capiscono come vanno fatte le cose.
Il suo scopo è vincere, dominare, forzando le persone. Spesso utilizza umiliazioni, degradazione, indebolimento dell’interlocutore.
Chi riceve una comunicazione di questo tipo tende a essere inibito e a non parlare mai con franchezza.
Lo stile AG sul lungo termine ha delle conseguenze molto negative.
Non si riesce ad avere una relazione intima (intimità: assenza di giudizio, spontaneità). Aspettarsi ritorsioni, rabbia improvvisa, apparentemente immotivata. Spesso sono persone sole, che hanno solo pseudo – relazioni.
LO STILE MAN ( distrarre e manipolare)
L’obiettivo di fondo è evitare le discussioni, il confronto diretto. Si tende quindi a manipolare i sentimenti dell’altro pur di evitare il confronto e il conflitto. Usano manovre per distrarre.
Si utilizzano delle vere e proprie TRAPPOLE COMUNICATIVE del tipo:
MI FARAI VENIRE UN INFARTO, PENSA A TUA MADRE CHE DOLORE LE STAI DANDO, SEI UN INGRATO, DOPO TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER TE..
Sono trappole perché fanno leva sul senso di colpa, sulla paura e sulla vergogna tutte emozioni assolutamente svalutanti e negative che minano l’immagine del bambino.
Lo Stile AFF (Affermare in modo piano)
La persona che usa questo stile è capace di esprimere i propri pensieri e sentimenti in modo diretto, onesto, franco e leale. IL tono di voce, i gesti, il contato con gli occhi e postura sono coerenti con ciò che viene detto. Creano fiducia che ciò che dicono sarà anche ciò che faranno.
Implica rispetto per sé e rispetto per l’altro, considerazione dei propri limiti e di quelli altrui, apertura a trattare quando c’è bisogno di compromessi e negoziazioni.
Anche se il messaggio è chiaro non implica dominio né umiliazione dell’altro. Affermare implica rispetto. Quando ci sono conflitti o diversità di bisogni, ciò che lo stile aiuta a cercare è la soluzione che deriva dal lavoro e dal pensiero comune. Implica capacità di ascolto.
Usare questo stile significa partire dal presupposto che non necessariamente le cose andranno come io penso debbano andare. (per esempio, se penso che l’orario giusto per fare i compiti sia subito dopo pranzo, il bambino potrebbe manifestare il bisogno di riposarsi prima, giocare un po e poi iniziare i compiti).
LO Stile COMP ( compiacenza per la pacificazione)
E’ uno stile comunicativo per cui si cerca di ingraziarsi gli altri. Sono quelli che si scusano continuamente, a volte non sono d’accordo ma pensano che non serva a nulla dirlo, Hanno sempre bisogno dell’approvazione dell’altro. Ignorano completamente i propri bisogni i propri sentimenti e non sono capaci di esprimere i propri pensieri e se lo fanno si scusano. Anche se viene utilizzato per ottenere dei vantaggi, questo stile porta a una perdita totale di autorevolezza e non si ottiene nulla. Siccome lo scopo è evitare in tutti i modi il conflitto, hanno poi grandi difficoltà a dire di no. Sono sempre timorosi, e credono che dire dei no o esprimere i propri bisogni possa causare loro perdita di accettazione o che gli altri pensino che sono stupidi.
Questo stile lo ritroviamo nei bambini “soldatini”, sempre obbedienti, e nel genitore che poi sviluppa uno stile educativo PERMISSIVO (non stabilisce limiti e confini) e /o INEFFICACE ( senza strategie, non c’è una comunicazione chiara)
LO stile INT ( Intellettuale, ragionatore)
E’ lo stile di chi utilizza solo intellettualizzazioni per affrontare le interazioni e le relazioni. Si presenta calmo, un pò freddo e padrone di sé. I sentimenti non vanno mostrati. Crede che le emozioni debbano essere trattenute, che sia sbagliato o disarmante esprimerle e soprattutto che non siano utili ad arrivare allo scopo. C’è enfasi della logica e della razionalità.
Chi usa questo stile ha una reale sfiducia nei confronti dei sentimenti e delle emozioni personali.
La convinzione di base è che “il mondo avrebbe meno problemi se si usasse solo la logica e la razionalità”. Di solito chi usa uno stile del genere è molto vulnerabile emotivamente e tende a creare distanza emotiva dagli altri, che possono considerare imprevedibili e irrazionali.
POSSONO SVILUPPARE UNO STILE EDUCATIVO PUNITIVO (Scarsa comunicazione, regole come dictat, punizioni psicologiche e fisiche), autoritario (rapporto basato solo su regole, funzione genitoriale di potere con posizione attiva su figlio passivo)
Se sei motivato e deciso a cambiare il tuo stile comunicativo
… è fondamentale imparare a osservarsi, ascoltare le critiche sul proprio conto e approfondirle, avere il coraggio di notare ciò che non ci piace.
Non è semplice fare tutto questo da soli ma si ha sempre bisogno di riferimenti.
Quando ci si accorge di aver sbagliato strada si chiede aiuto a Google Maps.
Abbiamo bisogno di una guida per comprendere quale sia la direzione da intraprendere. In questo caso il “navigatore” può essere un libro per genitori che spiega come funziona il cervello del bambino o dell’adolescente oppure il confronto con un esperto del settore.
Aggiungo qui qualche titolo tra i numerosissimi testi a riguardo. (“Il cervello del bambino spiegato al genitore” di Alvaro Bilbao oppure “12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino” di Daniel J. Siegal, Tina Payne Bryson).
A questi stili comunicativi corrispondono diversi stili educativi, ma anche questi richiedono un approfondimento specifico che proporrò a breve su questa pagina.
Buona riflessione
Dott.ssa Patrizia Palomba
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapeuta EMDR Pratictioner