Tutti noi, per il semplice fatto di vivere, siamo esposti all’eventualità di sperimentare traumi psicologici (dal greco “ferite dell’anima”).
Siamo abituati a pensare al trauma come un singolo evento forte, importante, di grande impatto, che minaccia la propria integrità come incidenti, calamità naturali, aggressioni, stupri, omicidi, suicidi di persone care, diagnosi infauste, e sicuramente questi eventi hanno un impatto traumatico sulla mente, tanto da lasciare dopo anni, se non elaborati, paura, senso di vulnerabilità e orrore. Si convive con la sensazione che l’evento sia presente e che sia accaduto poche ore prima anche se risale a mesi o anni addietro.
Esistono, però, anche traumi di altra natura, più difficili da riconoscere, ma di uguale impatto sulla psiche, specie se trattasi di esperienze ripetute nel tempo o subìte in momenti di particolare vulnerabilità o nell’infanzia.
Umiliazioni, abbandoni, trascuratezza e paure possono lasciare il segno modificando non solo i nostri atteggiamenti, le emozioni e le relazioni con gli altri nel corso della vita ma, questa è la novità scientifica, imprimendosi anche in specifiche aree del cervello, restando “bloccate” in tutta la loro intensità e drammaticità.
Ci si accorge dell’origine traumatica delle proprie esperienze, quando pensandoci si sperimenta lo stesso senso di impotenza, lo stesso dolore, lo stesso cordoglio e la stessa rabbia provati all’epoca.
Sensazioni di insicurezza, mancanza di autostima, colpevolizzazioni, attacchi di panico, ansie sono le conseguenze a lungo termine più frequenti.
Grazie alle proprie risorse e all’aiuto del prossimo la maggioranza delle persone traumatizzate riesce a recuperare un nuovo equilibrio, ma ci sono ferite che continuano a sanguinare anche a distanza di anni.
QUANDO UN TRAUMA RIMANE IRRISOLTO diventa parte di un circolo vizioso di pensieri, emozioni e sensazioni corporee disturbanti.
COME SI MANIFESTANO I TRAUMI RELAZIONALI O DI ATTACCAMENTO ?
Quando le figure di riferimento sono la fonte stessa del disagio, si provoca un “guasto” nella capacità dei piccoli di elaborare, integrare e classificare ciò che sta accadendo, rendendoli incapaci di modulare le proprie emozioni. Le persone con storie infantili di traumi, costituiscono quasi l’intera popolazione carceraria. (Bessel A. van der Kolk)
Nel video potrete ascoltare l’intervista a Francesco Cozzolino, presidente della coop. Spes Unica di Eboli, che racconta la sua storia di riscatto da un passato di detenzione presso l’I.C.A.T. di Eboli, avvenuta grazie a due incontri fondamentali nella sua vita, con persone che sono riuscite a vedere in lui non solo e non più il tossicodipendente che era stato, ma un uomo che, se aiutato a vedersi nel modo giusto, era pieno di risorse, di opportunità, di sogni, di desideri di cambiamento.
Di qui nasce la riflessione che riguarda tutti coloro che hanno “ferite dell’anima”. Francesco ha accennato a una storia di disagio e di emarginazione sociale della sua famiglia, ma i vissuti di esclusione, di solitudine, di abbandono, di sopraffazione, umiliazione, si sperimentano anche in situazioni “apparentemente normali”.
Ma come si fa a cambiare se non sai da dove iniziare? E soprattutto come si fa a cambiare se continui a vederti la persona orrenda che ti sei convinto di essere, se continui a pensare di essere un fallito, una cattiva persona, un egoista …? Oppure, al contrario, come si fa a cambiare se continui a pensare che non puoi fidarti di nessuno, che sei solo, che nessuno può capirti, che gli altri vogliono solo approfittarsi di te?
I traumi, le ferite dell’anima, diventano nel tempo, negli anni, convinzioni che impediscono di fare passaggi, che secondo la logica della ferita subìta, sono rischiosi. E’ in questo modo che si resta intrappolati nel proprio passato, nelle proprie ferite, e si impegnano tutte le energie, emotive e cognitive, per proteggere quelle ferite e allontanare il rischio di rivivere lo stesso dolore, la stessa rabbia, la stessa delusione. Purtroppo è proprio continuandosi a difendere ad “ogni costo” che si paga il prezzo più alto: non si va avanti, il proprio presente è completamente gestito dal passato.
Quindi LASCIARE IL PASSATO NEL PASSATO è la sola nuova possibilità che ci si può concedere, è la sola strada che può aiutare ad andare avanti con serenità, seppur ricordando il proprio passato, che non potrà essere cancellato, ma “SOLO” visto da una prospettiva diversa.
NON E’ FACILE, non è possibile fare questo lavoro senza l’aiuto di qualcuno, così come è accaduto nella vita di Francesco, che ha scritto anche un bellissimo libro sulla sua storia (“Luca. IL ritorno”. Ed. Il Saggio)
Nell’ambito degli studi sul trauma e sulle diverse terapie per poterli affrontare ed elaborare la terapia EMDR (link al sito), sta sempre di più affermandosi come terapia di elezione per il superamento di traumi così come li abbiamo intesi in questo breve approfondimento.
“Lasciare il passato nel passato” è il titolo del libro di Franchise Shapiro, ideatrice del metodo EMDR presentato in questo libro, scritto in modo semplice perché rivolto a tutti.
Cliccando sul link troverete una sintesi del libro e del “percorso” che i traumi fanno nella mente prima e dopo l’elaborazione